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Siete intenzionati ad installare un impianto fotovoltaico sul tetto di casa per produrre elettricità? Ecco qualche consiglio su come scegliere l’impianto giusto, come valutare prezzi e offerte che vi vengono presentate e i criteri da adottare per scegliere uno studio di progettazione competente.

Il dimensionamento

Nel periodo dei vari conti energia, quando tutta la produzione elettrica dell’impianto era incentivata, con tariffe diverse a seconda della taglia, per gli utenti domestici si installavano, normalmente, impianti da 3 kWp, soglia massima dello scaglione di potenza incentivato maggiormente. Ora non è più così, la scelta più conveniente è dimensionare l’impianto su misura dei propri consumi.

Conviene, perciò, che l’impianto non produca più energia di quella consumata, questo perché l’eccedenza immessa in rete verrebbe sì retribuita, ma a valori inferiori di quelli pagati per i kWh prodotti fino al raggiungimento dei consumi. Senza contare che, queste entrate sarebbero tassate, in quanto le eccedenze generano ricavi soggetti a imposizione fiscale.

Nella stima della produzione dell’impianto, oltre che della latitudine e della radiazione solare disponibile il progettista terrà conto di altri fattori. Ad esempio bisogna vedere se il vostro tetto è esposto perfettamente a Sud e se permette di installare i moduli con la giusta inclinazione.

Spesso si dimensiona l’impianto in modo da coprire anche consumi elettrici previsti per il futuro, ad esempio l’installazione di condizionatori o di piastre ad induzione per la cottura.

Massimizzare l’autoconsumo

Maggiore il consumo di elettricità, maggiore è la convenienza del FV. Per questo motivo una buona idea sarebbe abbinare al fotovoltaico l’installazione di pompe di calore elettriche. Questa applicazione, spesso molto conveniente, fornisce sia raffrescamento che calore, e sposta i consumi per il riscaldamento dalla bolletta del gas a quella elettrica, con grande convenienza per chi la produce con il suo impianto fv.

Altra convenienza del fotovoltaico si ha con la massimizzazione dell’autoconsumo, cioè riuscire ad utilizzare direttamente più energia possibile prodotta dall’impianto.

L’energia usata direttamente, infatti, sostituisce quella prelevata dalla rete ed è conveniente in quanto su questa non si pagano oneri di rete e di sistema, tasse e costi di dispacciamento e commercializzazione. Queste voci pesano per quasi il 60% del prezzo del kWh che si compra dalla rete.

Perciò conviene maggiormente usare al momento tutta l’energia prodotta dall’impianto, anziché immetterla in rete, anche se con il meccanismo dello Scambio su posto, che funziona come una sorta di batteria virtuale, viene rimborsata una parte degli oneri, dell’energia non consumata direttamente ed immessa in rete.

L’autoconsumo tipico di una famiglia italiana è stimata al 30-40%. E’ tuttavia possibile aumentare questa quota, e dunque risparmiare di più grazie al FV, spostando nelle ore di sole tutti quei consumi elettrici, come lavastoviglie, lavatrici e asciugatrici.

Le batterie

Altra soluzione per evitare di immettere energia prodotta dall’impianto nella rete è dotarsi di batterie per accumularla. Attualmente i costi sono ancora elevati,  ma le batterie, come l’impianto FV godono della detrazione fiscale del 50% per cui si riesce a rientrare dell’investimento in tempi accettabili, anche se più lunghi rispetto al caso del semplice impianto FV senza storage.

Il prezzo dell’impianto

Una volta capito che impianto volete, dovrete valutare le offerte sul mercato. Normalmente un impianto residenziale oggi si può acquistare a circa 2.000 euro per kW di picco. Ogni kWp richiede una superficie di circa 6 mq. Si tratta di un prezzo che, include non solo il materiale, progettazione e installazione, ma anche le consulenze necessarie per richiedere le autorizzazioni e la connessione elettrica.

Sul mercato si possono trovare prezzi sia molto più alti che molto più bassi, ma va verificato se siano inclusi tutti i servizi di consulenza, oltre che verificare le garanzie, i livelli qualitativi dei materiali usati e il rispetto delle normative di sicurezza nell’installazione.

Detrazione fiscale e Iva agevolata

Il fotovoltaico gode della detrazione fiscale del 50% per le ristrutturazioni edilizie, che consente di portare in detrazione dall’Irpef su 10 anni, con quote costanti, il 50% della spesa sostenuta. Questo si applica solo per le persone fisiche. Inoltre possono goderne non solo i proprietari, ma anche gli inquilini o i familiari, a patto che siano loro a sostenere le spese e non è necessario effettuare una ristrutturazione contestuale.

In quanto “bene significativo”, l’impianto FV gode dell’aliquota Iva agevolata del 10%. Tuttavia si applica solo sulla differenza tra il valore complessivo della prestazione (costo installazione compreso) e quello dei beni stessi.

I materiali

Sono consigliabili prodotti di marche internazionalmente riconosciute, sia per l’esperienza acquisita negli anni che per la solidità delle aziende. Aspetto da tenere in considerazione per eventuali interventi in garanzia. E’ però giusto sottolineare che un componente FV prodotto in Cina non necessariamente è un prodotto di scarsa qualità, anzi, spesso volte sono i più grandi produttori di moduli FV al mondo, con affidabilità e standard qualitativi ai massimi livelli.

I dispositivi di ottimizzazione della produzione energetica, sono caldamente consigliati. Si tratta di componenti di piccole dimensioni, da installare sul retro dei moduli, e consentono a ogni modulo di lavorare indipendentemente, garantendo così maggiore produzione di energia e consentendo il monitoraggio di ogni singolo modulo. Sono dispositivi utili soprattutto nel caso in cui i moduli fotovoltaici non abbiano un’esposizione ottimale per la presenza di eventuali impedimenti che causano delle ombre localizzate sul campo fotovoltaico.

Manutenzione

Generalmente si consiglia di sottoscrivere un contratto di manutenzione ordinaria, che preveda il monitoraggio dell’impianto fotovoltaico e un sopralluogo nei primi 2 anni, meglio se all’inizio del periodo di funzionamento dell’impianto, poichè i problemi, a volte, si verificano soprattutto nella fase iniziale.

Garanzie

Per i componenti valgono le garanzie offerte dai costruttori, per i moduli la copertura è tipicamente di 10 anni sulla parte meccanica mentre, 25 anni sulle prestazioni.

Per quanto riguarda gli inverter la garanzia più comune è 5 anni, normalmente estendibile.

L’impianto fotovoltaico nella sua interezza ha per legge la classica garanzia di 2 anni, che deve essere fornita da chi realizza l’impianto. Nel caso in cui si dovessero verificare problemi su un singolo componente, la responsabilità è del fornitore. Se invece il motivo del malfunzionamento è legato all’installazione o alla progettazione, la responsabilità è della ditta installatrice/venditrice.

 

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