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Come ormai è noto, nel nostro paese non ci sono più centrali nucleari attive da circa 40 anni, perciò come è possibile che le nostre bollette elettriche siano ancora in qualche modo influenzate dal nucleare?

Il motivo è semplice: siamo importatori di elettricità, ma questo non è dovuto a una nostra carenza di produzione elettrica ma semplicemente è dovuto ai costi. Da tempo stiamo, inoltre, chiudendo molte centrali alimentate a gas, perché i costi di gestione sono sensibilmente più alti, almeno finora, rispetto al costo dell’energia che acquistiamo dai nostri vicini come la Francia o la Svizzera (che funge spesso da transito di quella comunque proveniente dalla Francia).

Ma, nello specifico, perché il costo dell’energia elettrica che acquistiamo continua ad aumentare?

Uno dei principali motivi, senza scendere troppo nel dettaglio tecnico, è legato alla nostra dipendenza energetica dall’estero. Il nostro maggiore e regolare fornitore dell’energia elettrica è stato finora la Francia, la quale basa la sua produzione elettrica sulle poco flessibili centrali nucleari.  Queste ultime coprono il suo fabbisogno nazionale e l’energia in eccesso, non assorbita dalla rete nazionale, viene esportata agli stati confinanti ad un prezzo molto basso perché altrimenti verrebbe sprecata. La rigidità della produzione francese è stata finora assorbita anche dal mercato italiano ed in misura non trascurabile. Ma qualcosa sta cambiando in questo scenario e la convenienza finora esibita da questa importazione potrebbe presto terminare.
Infatti i reattori delle centrali nucleari Francesi cominciano ad invecchiare; hanno una media di 40 anni, e pertanto aumentano i periodi e la regolarità delle manutenzioni, i cui costi rischiano di essere assorbiti anche da noi.
Ad oggi dei 58 reattori Francesi, 21 sono fermi per normale manutenzione e 12 su ordinanza dell’Autorità per la sicurezza nucleare. I reattori rimanenti, devono coprire il fabbisogno nazionale e quindi l’export è penalizzato ed inoltre, per un meccanismo legato alla formazione del prezzo nelle Borse elettriche, l’elettricità francese è diventata più cara di quella italiana e quindi meno appetibile per il nostro mercato ma svincolarsi da questo legame, al momento, non è semplice. Nell’immediato, si prevede un aumento del prezzo dell’energia, verosimilmente sancito anche verso fine anno dall’aggiornamento tariffario previsto dall’Autorità per l’Energia Elettrica ed il Gas (AEEG) ma al contempo si impone una seria e lungimirante riflessione per evitare questa dipendenza e questi aumenti.

Possiamo diventare più indipendenti?

Indubbiamente la risposta è positiva. E di fronte, delle due apparenti strade che si presentano, una per noi è perfettamente percorribile, a patto che ci sia la volontà politica di invertire rotta. Infatti, lato generazione, per produrre energia a basso costo, ci sono due strade, opposte tra di loro in termini di emissioni ed impatto ambientale: carbone e rinnovabili. Scartato il carbone, del quale non siamo neanche detentori (dovremmo importarlo), la grande opportunità è rappresentata dalle rinnovabili, delle quali siamo potenzialmente ricchi. Si rende necessario, se non addirittura ineludibile, un deciso cambio di paradigma, volto ad investire sul medio e lungo periodo in modo strategico sulle rinnovabili, al fine di evitare dal un lato di rimanere prigionieri di un nucleare altrui dall’altro di essere troppo soggetti alle fluttuazioni del mercato del gas, essendo quest’ultimo un mercato troppo volatile, analogo a quello petrolifero.

 

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